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Bacchetta e pennello. Podio e cavalletto.
Stefan Anton Reck



Bacchetta e pennello. Podio e cavalletto. L'anima artistica di Stefan Anton Reck ha viaggiato per anni su due binari paralleli. Uno pubblico, il suo lavoro da direttore d'orchestra. E uno privato, l'amore per la pittura. Ora che si sono uniti, Reck continua a essere protagonista nei teatri d'opera ma espone anche i suoi dipinti, assecondando così una passione mai sopita. Un fuoco mai spento che fino a poco fa alimentava solo nel tempo libero. «Ho sempre dipinto - racconta - ma per molti anni l'ho fatto quasi in segreto. Alcuni miei lavori hanno anche vent'anni. Diciamo che negli ultimi dieci la mia pittura ha avuto uno slancio stilistico che mi ha fatto capire che era il momento di mostrare le mie opere». La mostra "Pittura Suono Gesto Segno" al Pan inaugurata il 18 settembre segna il debutto italiano del Reck pittore. È il primo passo di un progetto più ampio, che all'esposizione affianca un suo concerto. Appuntamento domani (alle 20.30) al San Carlo. Il 54enne direttore tedesco guiderà l'orchestra del Lirico. In programma, il Concerto in mi minore op. 64 per violino e orchestra di Mendelssohn. Solista, Fabrizio von Arx. Segue, la Settima di Beethoven. «C'è sempre stata nei momenti importanti della mia carriera. Nel 1990 con questa sinfonia vinsi il premio Gino Marinuzzi. E poi mi ricorda il periodo trascorso da allievo e assistente di Leonard Bernstein, a Tanglewood. La diresse nel suo ultimo concerto, sembrava un addio». La settima di Beethoven racchiude i tormenti del suo autore. «Wagner la definì l'apoteosi della danza - spiega Reck - in realtà è una musica estrema che riflette il periodo difficile che viveva Beethoven quando la compose ». I quadri di Reck resteranno al Pan fino al 19 ottobre. La formula mostra più concerto sarà riproposta tra qualche mese a Tokyo. Nei suoi lavori: ideogrammi, cerchi, linee astratte. La musica come ispirazione. Ma mai in sottofondo. «Non la ascolto quando dipingo. A noi del mestiere, la musica in sottofondo stimola l'orecchio analitico e ci distrae». Ma come fa Reck a capire se un quadro è riuscito? «Quando mi conquista ogni volta che lo guardo. È una soddisfazione incredibile. La musica dà emozioni immense ma poi svanisce. La pittura resta. Quando dirigo sono un interprete, quando dipingo il creatore sono io e posso raccontarmi. Fare il pittore a tempo pieno? Non credo. Non resisterei a una bella musica, un'orchestra di qualità e grandi artisti da dirigere».

Mario Basile
La Repubblica
09/10/2014


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